Ancora sul Giardino e poi… una mucca

  • di
Gioia Giorio, Ricominciare

I primi due capitoli del libro chiamato in Occidente “Genesi” registrano dei testi antichi (dette qui “Stanze”) che ci propongono temi di grande ampiezza relativi alla Terra e al nostro esserci dentro da Umani, da protagonisti. L’autore anonimo, lo “Scriba”, ma non sarà stato una persona sola e in un periodo unico.
Il terzo quadro di quei testi orientali antichi (un tempo detti “Sacra Scrittura” o “le Scritture” o solo “la Scrittura”, oggi detti “la Bibbia” o “la Legge / la Thorà”) è il famoso racconto della colpa, dell’infrazione, nella civiltà occidentale detto “del peccato originale”, cioè d’origine, primario, dell’inizio, il primo di tutti o quello che ha deciso tutto il seguito.

…Il Signore Dio disse allora: «Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre!». Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita.

Anche qui c’è un giardino protagonista e, alla fine, la chiusura di questo luogo di delizie.
Lo “scriba” pensa e scrive in base a riflessioni del contesto, ad altre storie udite e raccontate. Riflette sulla condizione dell’uomo e della donna tra loro, rispetto alla natura, al lavoro, alla civiltà.
Dà delle indicazioni che diventano comandi e condanne.
Questo testo, citato e divenuto un classico di quella comunità che l’ha prodotto, assume la funzione di indicazione di un modo di essere a supporto di una visione religiosa. Alla fine, il suo carattere sarà dogmatico e paradigmatico. Vedi per esempio la concezione della coppia solo bipolare maschile e femminile e la sua destinazione a procreazione.

Una mucca un poco pazza, di Maria Gasparin

La famiglia di Vittorio aveva bisogno di una mucca da latte.
-Abbiamo bisogno di una mucca da latte-, dice mia zia Marcella mentre stiamo mangiando. E fra di loro ragionano tutta la sera.
Vittorio aveva un amico, Giovanni. Questi un giorno gli disse: -Vai dai Carrai, loro hanno una mucca da latte da vendere, attento credo abbia dei problemi…  dovrai battere sul prezzo.
Mio zio la mattina si alzò di buon’ora, era pensieroso, prima di partire disse alla moglie: -Non capisco come mai costi poco una mucca da latte. Giovanni mi ha raccomandato, “stai attento!” Marcella risponde: -Non pensarci, vedrai che tutto andrà bene – e lo spinse verso la porta (era ricca di senso pratico).
La mucca in questione si trovava nella stalla. Mio zio la guardò di sottecchi, pensava: “Mi sembra normale, è robusta, in carne, sta bene”.
Quando arrivò il proprietario, il  Carrai, gli disse: -Questa mucca è messa bene, è in polpa…A essere onesto devo dirti… ha un piccolo problema. Vedi, Vittorio, lei viveva in una stalla come ora. Una notte, mentre le mucche dormivano, si sono alzate alte lingue di fuoco, le fiamme toccavano il tetto, uscivano persino dalle finestre, tutte le mucche erano molto spaventate, muggivano in maniera tremenda, lei era vicina all’angolo della stalla, quello più sicuro, dove meno delle altre rischiava di andare a fuoco, di bruciarsi. Ma è stata la mucca che più di tutte ha muggito, cercava di liberarsi dalla catena che aveva al collo, cercava di scatenarsi, con tutta la sua forza, l’abbiamo salvata, è stato difficile ammansirla. Ad ogni modo, come animale non è da sottovalutare.
Quando il Carrai alzò lo sguardo per guardarlo in viso, mio zio Vittorio aveva gli occhi pieni di lacrime e con una mano accarezzava quella povera bestia.
Lo zio Vittorio, senza parole, non sapeva cosa dire, lui amante degli animali. Pensò un poco e disse: -Devo parlare con Marcella, devo spiegarle che la mucca è pazza. Vedi, questa bestia mi fa tanta pena, puoi aspettare fino a domani per la decisione? inoltre vorrei chiederti ogni quanto tempo la vacca impazzisce.

-È successo una volta, in due anni.

Quando Vittorio arrivò a casa, Marcella lo stava aspettando, lo vide da lontano e capì che suo marito era sconvolto. Entrò e disse: -Ciao – e, senza guardarla in viso a testa bassa, -La mucca ha avuto un grosso scossone.
Stette zitto per un poco, non voleva tornare a piangere, gli faceva male solo a pensarci. La moglie lo conosceva bene, zitta anche lei, aspettò e lui continuò:
-La stalla di notte ha preso fuoco…. per ultima lei è stata salvata, pensa lo spavento, poverina, al pensiero mi vengono i brividi – e Vittorio continuava a raccontare.
La moglie gli chiese: -Quando le succede di impazzire?
-Una volta in due anni, mi ha detto il Carrai.
-Sei certo che non abbia altri malanni? -Credo proprio di no, è molto bella, è in carne…-Te la sentiresti di portarla a casa? – Devo pensarci ancora un poco. Ma tu Marcella la vorresti? Ti prenderesti questa responsabilità? Ho detto che domani saprò dare una risposta, intanto ci pensiamo.
Al mattino si sono alzati, han fatto colazione senza parlare. Marcella ha dormito poco perché pensava: “la mucca sarà sola e noi la tratteremo bene, si sentirà amata e se un giorno impazzirà, saremo capaci di tranquillizzarla. Appena arriva chiamiamo il veterinario e lui ci aiuterà.”
Vittorio ha guardato in faccia sua moglie e ha detto: -Ho capito, questa notte non hai dormito perché hai pensato come trattare la nostra Fiore, sì, la chiameremo Fiore. I miei zii non litigavano più. Dovevano essere calmi per trasmettere a Fiore la quiete, la serenità.