La Coscienza del Mover e la ‘Negative Capability’

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Ad integrazione della prima incursione dei ragazzi nella disciplina del Movimento Autentico, si offre un articolo di Camilla Crispino, scritto nel quadro del Master Authentic Movement/Ground Form presso Art Therapy Italiana. L’articolo vuole offrire un ulteriore approfondimento sulla pratica della disciplina e, più in particolare, al ruolo in essa ricoperto dal Mover. Il testo articola un feedback comune ricevuto da parte dei ragazzi dei laboratori dopo la prima esperienza di Movimento Autentico: il senso di spaesamento e l’apparente perdita di coordinate e controllo che spesso si verificano in questo tipo di ricerca somatica.
Mary Starks Whitehouse (1911-1979), Janet Adler e Joan Chodorow, citate nel testo, sono le pioniere storiche della disciplina del Movimento Autentico.

La Coscienza del Mover e la Negative Capability

“Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone”
Yunmen Wenyan, maestro Chan del X secolo

“È giunto il tempo in cui solo ciò che poté restarci incomprensibile potrà esserci necessario”
René Char

Al termine dell’ultima sessione di movimento, appunto quanto segue: “poi mi incammino, medito i passi, perdo l’orientamento, sono nell’ombra, in una stanza senza più suoni né colori, non so più dove si trovi l’orizzonte. Il su e il giù si confondono, tutto perde proporzioni, non c’è più prospettiva.” Questo senso di disorientamento e di estrema dilatazione fisica e psichica costituisce un’esperienza comune nella mia pratica personale, così come, immagino, per estensione, nella pratica di molti Mover durante una sessione di Movimento Autentico.
L’associazione con alcune righe dell’ultimo saggio di Michael Pollan, lette pochi giorni prima della sessione a cui ho appena fatto riferimento, è immediata: per rispondere al senso di sopraffazione e spaesamento, Pollan cita come risorsa possibile quella che John Keats descriveva come Negative Capability, ovvero “ la capacità di esistere in mezzo all’incertezza, ai misteri e al dubbio, senza cercare assoluti, siano essi quelli della scienza o della spiritualità” (Pollan, 2019).
Nutrire il seme di questa capacità mi sembra essere una pratica fondamentale anche nello sviluppo della coscienza del Mover. Durante una sessione di Movimento Autentico, il Mover, pur praticando nel quadro di una diade in cui il Testimone offre il contenimento necessario al dispiegarsi dalla pratica, può confrontarsi con quest’esperienza fatta di ambiguità e paradossi: un luogo in cui si renda necessario accettare una risposta non definitiva e trovare un modo per tollerare l’ansia e la paura che spazi psichici e spirituali tanto vasti possono indurre. Resistere al non-sapere, imparare a praticare nell’inevitabilità dell’impermanenza e della vulnerabilità è uno degli insegnamenti che la pratica del Movimento Autentico può offrire.

Joan Chodorow descrive con accuratezza quest’esperienza in cui tempo e spazio si dilatano fino a perdere i propri confini, quelle circostanze in cui il Mover si trova immerso in uno stato di costante flusso e metamorfosi. Allo stesso modo, Janet Adler ammette che “il viaggio del movimento può cominciare nel caos”, da una certa forma di sopraffazione e sbigottimento che ritrovo in una riga dei miei appunti d’integrazione a seguito di un’altra sessione: “La mano sinistra si tende, quasi chiede l’elemosina, così poco presente a se stessa che si tocca, si cerca, si sfiora, per assicurarsi d’esser lei, almeno lei, ancora lì.”
La capacità teorizzata da Keats per dispiegare la sua poetica mi sembra essere un’elegante ed efficacie esempio di una delle risorse essenziali al centro della pratica del Mover. Cito direttamente Keats, che in una lettera redatta nel 1817 scriveva:  “(…) ho capito qual è la qualità che ci vuole per fare un uomo di successo, in particolare in letteratura, (…) intendo dire la Capacità Negativa e cioè quando un uomo è capace di stare nell’incertezza, nel mistero, nel dubbio senza l’impazienza di correre dietro ai fatti e alla ragione (…) perché incapace di rimanere appagato da una mezza conoscenza.”

E’ chiaro come quest’assunto, nato per essere applicato alla pratica della poesia, sia vicinissimo al principio di resa al cuore della disciplina del Movimento Autentico: l’imparare ad aprirsi al flusso, l’addestrarsi a quella che Mary Starks Whitehouse ha descritto come “un’attesa aperta”, un tipo di ascolto del corpo che si rende disponibile ad una vacuità potenzialmente fertile, sono qualità sovrapponibili a quella volontaria sospensione delle nostre facoltà razionali e critiche che Keats teorizzava. Il Movimento Autentico offre un addestramento in questo senso: permette di esercitarsi a mistero, al rendersi consapevoli dello spazio vuoto in noi e fuori di noi e ci prepara all’ evento epifanico dell’essere mossi, pur nelle evidenti difficoltà esistenziali cui la nostra condizione umana ci espone. La pratica ci consente di mettere quel “piede nel vuoto”, come lo chiama Adler, di risolvere l’irrisolvibile “appropriandosi di se stessi” ed entrando con il proprio corpo cosciente nello spazio sacralizzato, lì dove è possibile attendere l’impulso da cui farsi guidare, al quale arrendersi. Teresa Escobar, in un suo articolo, ci ricorda la preziosa definizione con la quale Whitehouse descrive quest’esperienza: “il movimento inevitabile”, quel fenomeno cinetico che si produce dalla fusione tra il mover ed il proprio testimone interiore, a sua volta capace di contenere qualunque cosa emerga, evitando quei fenomeni di sommersione dell’inconscio ai quali prima si accennava. Nel Movimento Autentico il “corpo abitato”, “il corpo vivo”, “il corpo sentito”, sono i veicoli dell’esperienza, gli strumenti di una ricerca che si immerge nelle profondità oceaniche dell’inconscio privato e collettivo. Allo sforzo si sostituisce l’attesa, alla conduzione si preferiscono la resa ed il lasciarsi guidare. La pratica cresce, si rinforza con la costanza. La fiducia nella disciplina e nella saggezza del nostro corpo e della nostra psiche ci sorprendono, ad un tratto, come dono insperato, seppur ancora instabile, da riscoprirsi ancora ed ancora. Ed è così che dopo una sessione di movimento ci si ritrova a scrivere: “Fascia, reti, sospensioni, non possiamo mai in fondo cadere perché siamo la rete stessa. E dunque che sia fiducia, che sia fare spazio, che sia allargare le maglie.”

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

ADLER J. (2002), Il corpo cosciente, Astrolabio, 2006
CHODOROW J. (1977), “La Danza Terapia e la funzione trascendente””, in Movimento
Autentico, a cura di P. Pallaro, ed. Cosmopolis, 2003
ESCOBAR T., “Dall’immaginazione attiva al movimento autentico: la forma diadica”, in
“Immaginazione attiva”, a cura di Comandini, Marcurio.
HAZE N., STROMSTED T. (1994), “Intervista a Janet Adler”, in Movimento Autentico, a
cura di P.Pallaro, ed. Cosmopolis, 2003
KEATS J. (1899), The complete Poetical Works and Letters of John Keats, Cambridge
Edition.
POLLAN M., Come cambiare la tua mente, ed. Adelphi, 2019
WHITEHOUSE STARKS M. (1963), “Movimento fisico e personalità”, in Movimento
Autentico, a cura di P.Pallaro, ed. Cosmopolis, 2003