L’orto delle parole #3 _Geografie degli incontri

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Oggi abbiamo raccontato di noi a partire da un albero, una pianta, un giardino. Queste parole cosa ci evocano? Che racconti emergono dalla memoria? Cominciamo srotolando sul pavimento la grande mappa del mondo e appoggiamo come sempre i nomi dei partecipanti sopra i rispettivi paesi. Ci rendiamo conto che veniamo da tre continenti: Africa, Asia, Europa. Ogni cultura ha la sua coltura e la sua natura vegetale e dunque arborea. Dunque, il viaggio che facciamo oggi prende spunto dai diversi paesaggi, fatti di alberi e giardini, che ognuno di noi vuol condividere.

C’è un albero che vi ricordate? Una pianta che avete voglia di raccontare agli altri? È naturale che ognuno di noi prenda spunto da un viaggio o da una memoria spesso proveniente dal tempo dell’infanzia.

E così Patience ci racconta di un pero su cui si rifugiava da piccola e che quando è tornata a casa sua non c’era più, era stato tagliato; Haroon del parco qui vicino in cui va a giocare in cui c’è una grande quercia e gli scoiattoli, Aqsa (che è anche la mamma di Haroon) ci dice che da piccola coglieva i manghi da un albero, ma doveva farlo in fretta perché lei e gli altri bambini avevano paura di un cane che poteva arrivare da un momento all’altro; Paola mostra le radici di un antichissimo albero di Palermo che si allungano a dismisura e lo fa vedere con il corpo, allungandosi anche lei; Laura descrive la Quercia delle Checche, che più che crescere in altezza si è sviluppata in “orizzontale”;  Tiziana parla del calicanto profumato nel giardino della sua vecchia casa, Mele delle sofore giapponesi in Piazza Capitaniato a Padova le cui nodose radici si divertiva a scalare da piccolo; Marita si ricorda di una foto in cui si vede lei a quattro anni sopra il ramo di un melo chiamato in veneto “pomàro”. In quella foto c’è anche la cuginetta Maria Lucia che la guarda preoccupata; Giorgio ci racconta del cipresso del chiostro di Villa Verucchio, vicino a Rimini. Pare che abbia ottocento anni. È poi il turno di Jinhui che racconta dei pioppi che sono stati piantati in fila per proteggere gli argini della sua città in Cina. Sui tronchi di quegli alberi crescono tantissimi funghi pioppini e da quest’osservazione capiamo che è molto appassionata di cucina. Dori è incantata dal pino nero; Kaur racconta che nel giardino di suo zio in India crescono banani, manghi e altri alberi da frutto.

Abbiamo poi sperimentato la scomposizione e ricomposizione di una filastrocca, spargendo i fogli sul pavimento e lo stesso abbiamo fatto, ma in piedi e correndo, con le parole di cinque o sei lettere, grazie alle lettere stampate da Woody su dei medaglioni da appendere al collo. Mustapha inventa un proverbio (in rima) in francese e lo traduciamo insieme: “Chi ama le castagne, deve scalare le montagne”. Lo scrive sul foglio che abbiamo fotografato.C