Nell’aiuola

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Con questo incontro terminiamo gli incontri per quest’anno all’Auser di Caselle di Selvazzano. Ma il progetto continua, a Padova. Grazie alle corsiste e a presto!

Abbiamo partecipato a un corso di scrittura. Usciamo da questa esperienza con racconti scritti da noi; letti in pubblico; commentati corretti rivisti. Abbiamo un po’ più chiaro alcuni punti: scrivere significa rileggere bene quello che si è scritto; avere l’obiettivo di fare dono a qualcuno di piccole storie degne di essere lette, di non fargli perdere tempo, di emozionarlo, stupirlo, coinvolgerlo; non vogliamo vendere idee politiche o prodotti compiacenti, abbaglianti. Avremo il senso del limite rispetto all’obiettivo da raggiungere; non si finisce mai di scrivere e riscrivere.

Scambio di chiacchiere nell’aiuola, di Fernanda De Camèlis

Mi affaccio alla finestra della mia stanza da letto, e sono rapita da un vivace battibecco tra Rosmarino e Salvia all’interno di una grande aiuola recintata che ospita quattro tartarughe in continua lotta tra di loro, con i maschi che vogliono sopraffare le femmine.
Salvia, il cui cespuglio è più grande, biasima Rosmarino di essere piccolo ed insignificante: «Lo vedi che le tue non sono foglie, ma aghi striminziti, mentre io sì che sono bella, le mie foglie sono larghe, corpose e profumate e con il mio fogliame fitto riesco a fare ombra alle mie amiche tartarughe».
E Rosmarino, un po’ mortificato, cerca di difendersi: «Aspetta, aspetta. Crescerò anch’io, sono solo più giovane. Tu emani un odore proprio sgradevole, mentre il mio sì che è un profumo con una fragranza molto delicata. Sono più utile io ai condimenti, e lo si capisce da quante volte la mia padrona mi raccoglie per rendere più appetitose le sue pietanze».
«Sì, parla, parla, sono io ad alzarmi più di te e riuscirò con le mie foglie a coprirti prima che tu possa crescere».
«Sei la solita presuntuosa, con te non voglio più parlare».
Le tartarughe ascoltano tutto questo battibecco, guardano i due cespugli e non capiscono. In silenzio continuano a rincorrersi, pensando che i loro problemi sono ben più seri di quelle pettegole che gli tolgono il sole con le loro foglie.