Respiri in videoconferenza

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Abbiamo posticipato l’orario di inizio di una mezz’ora per cercare di dare a tutti la possibilità di rientrare a casa dopo la lezione e mangiare qualcosa prima di collegarsi in videoconferenza. Quindi da oggi laboratorio on line, dalle 15 alle 17. Ho voluto approfittare del lavoro a distanza per far sperimentare loro una respirazione particolarmente utile oltre che rilassante, messa a punto dalla vocal coach Kristin Linklater, che partendo da una suggestione molto efficace, invita a immaginare tutto il nostro corpo e non solo i polmoni, capace di essere attraversato e riempito dall’aria. Pensare al nostro corpo non più in termini strettamente anatomici, immaginandolo piuttosto come un vasto contenitore, abbiamo la possibilità -come suggerisce K. Linklater- di andare a esercitare muscolature profonde che non sarebbero altrimenti raggiungibili volontariamente. Naturalmente questo tipo di esercizi andrebbe ripetuto con una certa costanza per vederne risultati concreti. Ciononostante, sensazioni di particolare rilassamento sono state riferite fin da subito da molti dei ragazzi; o sensazioni assimilabili alle pratiche meditative -come suggerito da M.; ma anche sensazioni di pesantezza, di sonnolenza. È stato infatti interessante osservare come da alcuni ragazzi, particolarmente attivi, lo stato di apertura e rilassamento indotto da questa respirazione sia stato letto, in un primo momento, come sensazione di pesantezza o di sonnolenza. Va bene così. Nel precedente incontro ho potuto osservare come già nella fase di una prima lettura di un testo, l’ansia da prestazione abbia messo in qualche caso in difficoltà i miei giovani attori. Crescono questi ragazzi in tempi che li spingono al risultato immediato, sono orientati alla prestazione. Pertanto ho dovuto sgombrare il campo dalla facile illusione che recitare debba per forza essere una cosa immediata e/o istintiva, spingendoli piuttosto a rallentare, a partire da una prima lettura dedicata semplicemente a esplorare il testo per comprenderlo, scoprirne le potenzialità e le difficoltà. Questa premessa, necessaria, se da un lato ha liberato qualcuno dei partecipanti dall’ansia della prestazione, dall’altro lato credo sia anche servita a far comprendere che il processo ha bisogno dei suoi tempi e di elaborazione. Fatte queste premesse abbiamo letto la struttura portante del copione su cui lavoreremo fino alla fine, assegnando i ruoli sulla base delle precedenti iniziali letture. I feedback sono positivi, la struttura comincia a filare, ma la lettura evidenzia ancora alcuni particolari da sistemare con alcuni ruoli da rendere più determinanti. Il compito assegnato ai partecipanti, ora, è quello di adattare, personalizzare frasi, nomi (e all’occorrenza anche situazioni) in modo da avvicinare i dialoghi ai loro interpreti, al loro vissuto e al loro gusto. Non so dire ancora se riusciremo ad allestire per intero questa storia, ma sarà comunque interessante arrivare almeno ad una mise en espace. Avremmo bisogno di vivere queste parole in presenza: sembra essere questo il sottotesto di ogni accensione di microfono. Prima o poi dovremmo poterci togliere le cuffie e alzarci dalle sedie per mettere queste parole nello spazio, farle muovere insieme ai corpi, farle interagire, saltare, precipitare, farle volare fino a farle diventare “teatro”. Ma a quanto pare questo non sarà possibile, almeno per un po’ di tempo ancora.