Spingendo la voce un po’ più fuori

  • di

Abbiamo iniziato con l’esercizio dello scorso lunedì per ritrovare la seduta migliore. E proseguito con un altro esercizio per rilassare il collo e le spalle, che ho sempre trovato molto efficace, che prevede l’autoacchiapparsi per il “coppino” (come si fa quando si acchiappa un gatto), usando poi il naso come punta di una lunghissima matita con cui disegnare sull’orizzonte cerchi via via più piccoli, fino ad arrivare al punto.
Questo laboratorio, temo, dovrà proseguire in videoconferenza ancora per molto, forse per tutte le prossime date, pertanto trovo sia utile insistere nel proporre questi piccoli esercizi che favoriscono uno “stare” più confortevole al cospetto del personal computer. (A proposito di DAD, oggi G. B. -che ha già vissuto metà della seconda media e tutta la terza on-line- ci ha confidato tutta la sua insoddisfazione profonda, essendo dovuta ricorrere al web anche per le lezioni mattutine, a causa delle ripetute quarantene nella sua prima liceo.)
Quindi siamo tornati a lavorare sull’articolazione e la distensione delle labbra, in tutte le direzioni, utile per chi parla da un palco ma anche per chi deve esprimere se stesso mediante un computer. Per non parlare di chi è ora costretto a esprimersi avendo una mascherina che gli nasconde la bocca.
Con una serie di suoni abbiamo convinto la voce a uscire fuori, a spingersi un po’ più avanti del solito, un po’ più sopra, un po’ più sotto… Qualcosa di interessante è accaduto, anche se non è semplice da certificare via web.
Ci siamo interrogati sulle “emozioni”, rimarcando la differenza tra emozione e sentimento, sul che cosa siano, sull’aspetto psichico e fisico, sul fatto che possano essere o meno controllabili e/o “riproducibili” al bisogno, su quanto interferiscano i “blocchi” fisici (sperimentato tramite specifico esercizio) e sugli schemi motori utili per “rievocarle”, su quanto atteggiamento fisico e atteggiamento psichico siano in grado di interferire o magari collaborare ad una loro “gestione”.
Naturalmente avevo già pronto il mio bel discorso, le mie teorie, gli esempi e quant’altro, ma non è stato necessario esibire la mia scialba mercanzia, dato che dai contributi dei ragazzi sono usciti spunti molto più interessanti in materia e soprattutto molto personali e, pertanto, più utili al processo di apprendimento. A questo punto abbiamo sperimentato, provando ognuno per proprio conto a smuovere sentimenti positivi sul terreno di una una situazione avversa; constatando così tutte le difficoltà e, nella maggior parte dei casi, l’impossibilità a riuscirci. Poi abbiamo provato a “graduare” il sorgere di un’emozione con un semplice movimento, uno spostamento fisico.

E abbiamo concluso dedicandoci alla lettura di altre scene del nostro copione.